La storia del vino in lattina

Da sempre la nostra famiglia si è contraddistinta per lo spirito innovativo e pionieristico privo di preconcetti.

Uno spirito lungimirante che portò a depositare, già nel 1978 presso il ministero dell’agricoltura e sanità, la domanda per poter confezionare il vino in contenitori alternativi, fino a quegli anni infatti il vino poteva essere confezionato solamente in vetro, coccio e legno.
E‘ solo nel 1982 che viene accolta aprendo così le porte al confezionamento del vino in tetrapack, in PET ed naturalmente anche in lattina. Fu certamente un’innovazione epocale sia dal punto di vista commerciale che logistico industriale. La lattina era riciclabile al 100%, ecologica, leggera al trasporto e non era fragile. Si poteva consumare in tutta sicurezza in luoghi aperti come parchi, spiagge, barche e stadi senza il rischio che si rompessero e rappresentava inoltre la porzione singola per bar, ristoranti e anche per casa.
Inizialmente però, il decreto prevedeva che si potesse confezionare in lattina solamente il vino fermo mentre la nostra convinzione era che la lattina fosse ideale per un vino frizzante, categoria nella quale eravamo specializzati.
Pertanto, pur avendo fatto da apripista, decidemmo di non partire. Questo permise ad altri produttori che intuirono l’opportunità di anticiparci e in breve si contavano oltre 50 cantine che producevano il vino in lattina. Tra gli Emiliani vi erano Medici e Cavicchioli ed altri dal resto dell’Italia tra cui i più noti erano, Folonari, Ramazzotti, Campari, Birra Moretti etc…
Solamente un anno dopo, con l’ampliamento del permesso ai vini frizzanti, anche noi partimmo con il nostro 8 e ½ Giacobazzi che, contrariamente a quanto pensano in molti, non era Lambrusco bensì semplicemente vino frizzante disponibile sia bianco che rosso. Il decreto infatti non permetteva l’indicazione del vitigno per i vini frizzanti in lattina. Da subito si rivelò un successo enorme tanto da essere presentato addirittura nella trasmissione Flash di Mike Bongiorno e da essere inserito in tutti maggiori punti vendita Italiani: da Esselunga, Autogrill, Coop etc….
Seguì poi una campagna televisiva che ancora oggi in molti ricordano e che si rifaceva allo spot americano: Giacobazzi is my wine. Fu un successo di portata enorme, tutti volevano l’8 e ½ Giacobazi nei loro punti vendita e i camion facevano la fila davanti alla cantina per giorni a volte. Tuttavia gli ostacoli burocratici non favorirono la durata di questo successo.
Infatti, il permesso per confezionare il vino in lattina era provvisorio e rilasciato di anno in anno e durava solamente pochi mesi. Era estremamente difficile pertanto poter soddisfare l’esigenza di tutti i clienti ed un’adeguata programmazione era pressocchè impossibile. Regolarmente le lattine non bastavano ed i clienti, che i primi anni lasciavano gli spazi vuoti sugli scaffali in attesa della nuova produzione, piano piano dovettero rassegnarsi. Pertanto, nel giro di alcuni anni, l’entusiasmo per la lattina si dissolse naturalmente.
Con il senno di poi un gran peccato poichè l’idea della lattina, forse troppo pionieristica a qui tempi, venne invece cavalcata con successo dagli operatori stranieri, Australiani ed Americani in particolare che oggi vengono elogiati come pionieri ed innovatori.

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